Serata Consegna Borse di Studio 2020

24 Dicembre 2020
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Venerdì 18 dicembre 2020 si è tenuta la serata di consegna delle borse di studio alla memoria del Sen. Narciso Franco Patrini. Complimenti a tutti i ragazzi premiati! 

I presenti che volessero ricevere le foto della serata, posssono richiederle mandando una email a urp@comune.offanengo.cr.it

Di seguito riportiamo il testo del discorso commemorativo dell'Ing Silverio Pezzotti in ricordo del Sen. Narciso Franco Patrini. 

Quando il Sindaco mi ha assegnato l’incarico di ricordare la figura del Sen. Narciso Franco Patrini durante questa cerimonia, per decidere il taglio che dovevo dare al mio discorso commemorativo, mi sono chiesto quanti dei presenti l’avevano conosciuto.

Sicuramente nessuno dei premiati, forse soltanto qualcuno dei loro genitori.  

Pertanto ho pensato che fosse opportuno dividere il mio intervento in 2 parti:

  • La prima, che tratteggiasse la figura del Senatore da un punto di vista storico

  • La seconda, che facesse riferimento al nostro rapporto interpersonale, riandando ai momenti più significativi e ai ricordi più emozionanti.

Il ritratto storico

Narciso Franco Patrini nasce ad Offanengo il 23 Febbraio 1920. 

Quest’anno, ricorreva il centenario della sua nascita.

Trattandosi di una ricorrenza significativa, l’Amministrazione Comunale intendeva celebrarla degnamente nella giornata dell’anniversario, che cadeva di domenica, con una Messa nel tardo pomeriggio e subito dopo con una commemorazione pubblica nella sala consiliare.

Purtroppo 2 giorni prima, il 21 Febbraio, veniva scoperto il primo caso di coronavirus in Italia e proprio nel pomeriggio di quella domenica il governo sospendeva tutte le cerimonie pubbliche, impedendo, di fatto, lo svolgimento del programma previsto.

Stasera invece, il Prefetto ci ha concesso di organizzare questa cerimonia e pertanto sono molto lieto di poter onorare la memoria del nostro grande concittadino nell’anno del centenario della sua nascita, anche se immagino che la celebrazione ufficiale sarà organizzata non appena il pericolo di diffusione del virus sarà finalmente scongiurato. 

Patrini trascorre la sua giovinezza, nel lavoro dei campi, nello studio e nelle attività legate all’Azione Cattolica, che in contrapposizione alle associazioni fasciste dell’epoca, stava pian piano espandendo i suoi interventi al di fuori dei compiti strettamente religiosi, con iniziative ricreative, sociali e culturali.

Nel 1940 consegue il diploma di Abilitazione Magistrale e l’anno dopo la Maturità Scientifica.

Chiamato alle armi nel 1942, diventa Ufficiale di Artiglieria.

L’8 Settembre del 1943, che è una data cruciale per la storia dell’Italia, è colto dai drammatici eventi seguiti alla firma dell’Armistizio con gli Anglo-americani, che sancisce il disimpegno dell’Italia dall’alleanza con la Germania nazista.

Messo di fronte alla terribile scelta di campo, si rifiuta di combattere al fianco dei Tedeschi e, come conseguenza, viene immediatamente arrestato e deportato.

Nonostante la tragica condizione personale, riesce a valorizzare questo periodo buio, dedicandosi allo studio della dottrina della Chiesa e intessendo rapporti di fraterna amicizia con i compagni dei diversi campi di concentramento in cui transita, cosa che gli permetterà di diventare dirigente nazionale dell’Associazione Reduci e di tener vivi i valori del dovere, del sacrificio e della democrazia. 

Al termine della guerra, rientra ad Offanengo dopo 2 anni di dura prigionia.

Inizia subito l’attività di insegnante presso alcune Scuole Elementari del territorio.

Nel 1948 si sposa con Piera Caravaggi e la famiglia si arricchirà con ben 7 figli.

Al momento della riconquistata libertà, si trova preparato ad assumere grandi responsabilità pubbliche.

Fonda ad Offanengo la sezione della Democrazia Cristiana e nel 1946, all’età di 26 anni viene eletto Sindaco, fra i più giovani d’Italia.

A tale incarico, che lo impegnerà per ben 37 anni, dedica tutta la sua vita, con grande dedizione, con straordinaria competenza, con spirito cristiano di umiltà e di servizio. 

Grazie alle sue riconosciute capacità, diventa ben presto il punto di riferimento per tutte le Amministrazioni Comunali del circondario, che a Lui si rivolgono per chiedere consigli, suggerimenti, aiuti.

E’ pertanto naturale che nel 1958, quando il Cremasco ha bisogno di esprimere un candidato al parlamento, la Democrazia Cristiana si rivolga a Franco Patrini, il quale viene eletto consecutivamente alla Camera dei Deputati per tre legislature e al Senato per una legislatura.

I 18 anni trascorsi da parlamentare, sono caratterizzati da un instancabile impegno a sostenere le esigenze legittime del proprio territorio.

Sono infatti numerosi i suoi interventi a favore del Cremasco nella delicata fase di ricostruzione e di sviluppo negli anni del dopo guerra.

Uomo generoso, lavoratore instancabile, ad un certo punto sente venir meno il supporto della salute e non è più in condizione di continuare la faticosa vita parlamentare.

Torna comunque a fare il Sindaco a tempo pieno fino a quando, nel marzo 1982 viene colpito da un grave infarto, che di fatto blocca il suo impegno politico e pubblico. 

Muore il 30 Maggio 1983, all’età di 63 anni.

Nel 1988, la Piazza principale di Offanengo viene dedicata a Franco Patrini, a ricordo dello straordinario ruolo, che Egli ha avuto nella trasformazione e nello sviluppo del proprio paese e del suo grande impegno a favore della collettività. 

Il mio ricordo personale 

Ho frequentato la famiglia del Senatore fin da bambino, in quanto coetaneo e amico fraterno di Gabriele, il primogenito.

Abbiamo compiuto il medesimo percorso scolastico fino alla maturità, abbiano fatto parte della stessa compagnia giovanile ed era pertanto naturale che frequentassimo spesso le rispettive abitazioni.

Durante il mandato parlamentare, il Senatore trascorreva gran parte della settimana a Roma, da dove ritornava per il fine settimana, che comunque divideva tra la famiglia e, in quanto Sindaco, l’attività amministrativa del paese.

Nelle occasioni in cui mi capitava di incontrarlo, mi trattava con molta spontaneità ed affetto.

I miei rapporti con Lui sono diventati sempre più stretti dopo che, terminata l’università e il servizio militare, nel 1975 ha voluto che io entrassi in consiglio comunale e ha poi deciso di nominarmi Assessore, affidandomi la delega all’edilizia, che per me si è rivelata un duro ma fondamentale banco di prova, in quanto quel periodo è coinciso con il grande sviluppo del nostro paese e nello stesso tempo con l’adozione dei primi strumenti di regolazione urbanistica. 

Al termine di quella tornata amministrativa, alla vigilia delle elezioni comunali del 1980, forse perché si sentiva molto affaticato, il Senatore fece capire che avrebbe voluto ritirarsi, ma nessuno fra i suoi più stretti collaboratori si dichiarò disponibile a caricarsi sulle spalle una simile eredità, per cui fu costretto a ripresentarsi e fu rieletto Sindaco per l’ottava volta.

Nell’occasione, mi nominò Suo vice-sindaco.

Era pertanto naturale che la collaborazione diventasse sempre più salda.

In particolare, la mattina del sabato, quando io ero libero dai miei impegni di lavoro, passavamo molte ore insieme, confrontandoci sui problemi della nostra comunità. 

Io avvertivo che teneva in grande considerazione le mie opinioni e che, forse, aveva anche dei progetti su di me e di questo gli ero molto grato.

Purtroppo questa esperienza, per me estremamente formativa, è durata troppo poco, perché nel pomeriggio del 6 Marzo 1982 Patrini veniva colto da un infarto molto grave.

All’ansia per la sua salute, si accompagnavano le nostre preoccupazioni per la gestione del Comune, poichè apparve subito chiaro, che il Sindaco sarebbe stato indisponibile per un lungo periodo, ma nella drammaticità degli eventi, accadde ciò che Lui aveva sperato e cioè che il paese avrebbe potuto comunque farcela..

Come spesso avviene nei momenti più critici, è venuto fuori lo spirito di gruppo di tutti i suoi collaboratori, che hanno raddoppiato il loro impegno per non far sentire al paese la sua mancanza.

Per me, che ho dovuto farne le veci, sono stati 15 stati mesi molto impegnativi ma al tempo stesso straordinari e provvidenziali, perché sono sicuro che senza quella prova non avrei mai accettato di fare il Sindaco.

Patrini non tornò più in Municipio.

Dopo che ebbe superato i momenti più difficili della malattia, noi facemmo di tutto per farlo sentire ancora nel pieno delle sue funzioni.

Io lo andavo a trovare quasi tutti i giorni, lo tenevo informato sugli argomenti di attualità, nascondendogli per quanto possibile i problemi più gravi.

Parlavamo a lungo e Lui mi dava i suoi consigli, ma sempre con la massima discrezione e con la palese volontà di sostenere in ogni caso le scelte, che gli sottoponevo.                                                                                                                                                

La sua presenza fisica, che tutti noi sentivamo viva, ci fu di grande aiuto nel superare le difficoltà, che pure non mancavano.

Nonostante in quel periodo fosse molto debilitato, riuscì a superare diverse crisi, grazie alla sua forte fibra, ma alla fine, il 30 Maggio 1983 dovette arrendersi.

Ebbi l’onore di pronunciare l’orazione funebre in una piazza gremitissima e quello rimane per me il momento più emozionante della mia esperienza pubblica.

Dopo 3 settimane, il 20 Giugno 1983, il Consiglio Comunale mi eleggeva Sindaco.

Ora potrei raccontare tanti episodi di cui sono stato testimone, che aiuterebbero i presenti a comprendere la personalità del Senatore, le sue qualità di amministratore, di politico, di padre di famiglia, ma tutto ciò richiederebbe molto più tempo di quanto ho a disposizione.

Di tutte le sue doti ne voglio però ricordare una, che credo sia la più adatta al contesto, in cui ci troviamo stasera.

Patrini credeva fermamente nei giovani e nonostante in quegli anni l’età matura fosse considerata un requisito fondamentale per ricoprire incarichi di responsabilità, si circondò di tanti di loro, alcuni dei quali, proprio per il ruolo ricoperto, sono stati chiamati a far parte della commissione per l’assegnazione delle borse di studio e sono pertanto quì presenti.

E’ facile riconoscerli perché tutti hanno i capelli bianchi.

A tal proposito voglio portarvi degli esempi concreti di incarichi, che Patrini aveva affidato ai giovani.

A differenza di oggi, allora i partiti politici avevano un forte radicamento nel territorio e potevano contare su un’organizzazione strutturata e capillare, anche a livello locale, che incideva fortemente sugli indirizzi di politica amministrativa. 

Ebbene, Gianni Rossoni, l’attuale sindaco, fu nominato segretario della locale sezione della Democrazia Cristiana, che, credo, non avesse ancora 18 anni. 

Arrigo Rizzetti, qui presente, fu chiamato ad entrare in giunta, come assessore allo sport, quando aveva appena compiuto i ventun anni, che negli anni 70 era l’età minima per votare ed essere eletti in Consiglio Comunale.

Sebastiano Finocchiaro fu nominato primo Presidente del Settembre Offanenghese, quando aveva appena superato i 30 anni.

Di me già sapete che, sono stato nominato Sindaco, poco più che trentenne.  

Altri amici furono coinvolti giovanissimi come volontari, a sostegno delle attività comunali e dell’allora appena nato Settembre Offanenghese.

Ho voluto ricordare questi fatti, perché spero possano essere di ammaestramento per le nuove generazioni. 

C’è bisogno delle idee, dello spirito di iniziativa e della presenza attiva di voi giovani, che sarete chiamati a gestire il futuro e il destino del nostro paese. 

Dei giovani Patrini amava lo spirito, l’allegria, la temerarietà e mi piace concludere questa mia testimonianza con il ricordo di alcune giornate spensierate trascorse insieme nell’Agosto del 1970, quando avevo 21 anni. 

All’inizio del mese, dovendo votare la fiducia al nuovo governo presieduto dall’Onorevole Emilio Colombo, esponente di spicco della Democrazia Cristiana e uno dei padri fondatori della nostra Repubblica, insistette perchè Gabriele ed io lo accompagnassimo a Roma con la macchina, che la famiglia aveva da poco acquistato. 

La notte precedente io dormii a casa sua, perché dovevamo essere tutti pronti a partire prima dell’alba, dal momento che voleva essere presente al discorso programmatico del futuro Primo Ministro, fissato alla Camera dei Deputati per le undici di mattina. 

Purtroppo nessuno, neppure la signora Piera, sentì la sveglia, per cui riuscimmo a metterci in macchina in grave ritardo rispetto al programma. 

Appena saliti in macchina, il Senatore intimò a Gabriele di essere il più veloce possibile e mai un ordine fu soddisfatto con maggiore entusiasmo.

Il pilota diede il meglio di sè e il Senatore rimase per tutto il viaggio attaccato alla maniglia interna dell’autovettura, per essere pronto a fronteggiare qualsiasi imprevisto. 

A dimostrazione del suo spirito giovanile, per tutto il viaggio non fece nessun invito alla prudenza, anzi mi parve che sotto sotto approvasse l’atteggiamento fin troppo spregiudicato del guidatore.

Fummo anche inseguiti e bloccati dalla Polizia Stradale, che però, dopo i controlli di rito, fu molto comprensiva e ci lascò ripartire senza ulteriori guai.

Contro ogni ragionevole aspettativa, arrivammo a destinazione in tempo e mi ricordo che tutti e tre manifestammo il nostro orgoglio per l’impresa, in una piazzetta adiacente a Montecitorio, mentre Gabriele ed io recuperavamo la giacca e la cravatta dalle valigie, per adeguarci agli obblighi richiesti dal protocollo per entrare nel Parlamento.

Di ritorno da Roma volle venire con noi all’Aprica, dove ci stavano aspettando i nostri amici, per trascorre un paio di giorni, in attesa di ricongiungersi con la sua famiglia a Ponte di Legno, dove era solito trascorrere le vacanze estive.

All’Aprica ebbi la conferma della sua predisposizione naturale alla semplicità.

Dopo una lunga ricerca negli alberghi, non avendo trovato neppure una camera libera, accettò di essere sistemato con noi in un’angusta soffitta di fortuna con i letti a castello. 

Tra l’altro scoprimmo con piacere come la sera, nell’attesa di addormentarsi, si divertisse tantissimo per il nostro comportamento un po’ sconsiderato e per gli scherzi “goliardici” che improvvisavamo, ai limiti della buona decenza.

E’ questa l’immagine, con la quale preferisco ricordarlo: a suo agio con noi giovani, un po’ compiaciuto e un po’ complice e, soprattutto, con il sorriso dei momenti felici. 

Grazie per l’attenzione

Silverio Pezzotti